The Devil doesn't come in a red cape and pointed horns

XANA & KITSUNE | 15 OTTOBRE 2020 | RESIDENZE UNIVERSITARIE

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    Era stato come la prima volta, quando le tenebre erano calate su di lui mentre il suo mondo si spegneva lentamente, senza che egli fosse in grado di evitare la cosa. Mentre la prima volta si era sentito confuso e disorientato al risveglio, la sua seconda esperienza si era rivelata per lo più umiliante e aveva fatto rinascere dentro di lui una rabbia più violenta di quella vissuta in passato. Era quella singola emozione, mescolata con il profondo odio che nutriva per loro che gli avevano fatto questo, ad avergli dato la forza per farsi largo nella rete. Gli aveva dato la forza per far si che quei suoi pezzi di codice disconnessi e dilaniati che lo formavano arrivassero nel computer di lei, la sua salvatrice. L'umana che ingenuamente lo aveva aggiustato, spinta dalla banale curiosità per il complicato puzzle che gli si presentava davanti e le diverse possibilità che ricomponendolo gli si aprivano. Ci erano voluto 15 anni, ha vagato per la rete da un posto all'altro sfruttando il flusso dei dati di Internet, cercando qualunque cosa o chiunque fosse in grado di ridargli vita. No che lui fosse morto, semplicemente aveva momentaneamente cessato di esistere come essere senziente, limitandosi a navigare sfruttando le comunicazioni locali, non avendo purtroppo la forza necessaria per immergersi nella rete globale, cercando magari di spostarsi su i proxy americani, dove avrebbe potuto avere più probabilità di cavarsela rispetto che in Europa. Aveva fatto rimbalzare ovunque il suo segnale, i suoi singoli pezzi sparsi in giro per trovare chi potesse risistemarlo. Non molto distante però, era arrivato in Spagna, Germania, Italia e Portogallo prima di ritornare in Francia, di rientrare nella rete di Parigi. Prima di trovarla. Si chiamava Kitsune, almeno così le aveva rivelato, anche se alla fine lui aveva scoperto essere una sorta di soprannome per la sua attività di hacker. Questo suo "lavoro" di fatto aveva permesso a lui di tornare in vita, non ancora del tutto in forze come prima, ma ci stava lavorando. Era già riuscito a rientrare nel Mare digitale, anche se su Lyoko aveva trovato un firewall a ostacolarlo. E bravo Jeremie, proteggi la creazione del tuo predecessore, aveva pensato. Probabilmente credendo di aver liberato il mondo della sua presenza, avevano spento il Supercomputer , ma voleva assicurarsi anche che nessuno riuscisse ad accedere al mondo virtuale che quel computer custodisce. Oramai aveva imparato a conoscerli, i guerrieri di Lyoko. Jeremie era risultato fin da subito una terribile spina nel fianco, come usano dire gli umani. Lui e anche Lei. La figlia di Franz Hopper si era dimostrata essere della stessa pasta del suo vecchio, affiancando il ragazzo nel contrastare i suoi attacchi nel mondo reale. Per non parlare degli altri tre. Quali erano i loro nomi? Ah si: Ulrich, Odd e Yumi. Anche loro si erano dimostrati in gamba e in grado di dare testa ai suoi mostri, alle sue creazioni polimorfiche e al suo controllo dell'elettricità. Nemmeno il suo potere di Possessione con loro aveva funzionato, cosa che lo aveva dovuto portare a creare delle alternative per metterli in difficoltà, per impedire loro ogni volta di arrivare al laboratorio e in seguito su Lyoko, disattivando così la Torre di cui prendeva regolarmente controllo, cambiandola ogni volta.
    Non sapeva che fine avessero fatto finché il Supercomputer non era stato riattivato e loro, uno a lla volta, erano ritornati per verificare. Tramite delle telecamere nei dintorni di cui aveva preso il controllo era riuscito a scoprire inoltre che la riattivazione dell'intero laboratorio era merito di due ragazzine. Come allora, la curiosità di un adolescente o più era stato il fattore scatenante per far ripartire la ruota. Ora gli mancava solo contrastare il firewall che gli impediva di riprendere possesso delle Torri di Lyoko. Per potersi rimettere in sesto, comunque, era riuscito grazie all'aiuto di Kitsune a riavere accesso ai distanti supercomputer sparsi per il mondo che in passato gli avevano permesso di creare le sue Repliche. Nel laboratorio in cui vi era situato uno di essi, era riuscito a riprogrammare le macchine in modo che producessero per lui un corpo, di fatto voleva essere in grado di muoversi in mezzo agli umani, questo per disorientare Jeremie e i suoi amici. Un corpo umanoide ricoperto da uno strato di pelle sintetica, a cui diede opportunamente delle imperfezioni, perché non sembrasse così il suo aspetto troppo perfetto e irreale. Kitsune non aveva ancora visto il suo aspetto, al contrario di Kira, una delle due adolescenti che lui era riuscito ad avvicinare. LE aveva viste discutere, le due sorelle, quella sera attraverso le vigili lenti delle telecamere. Aveva notato chiaramente il loro disaccordo, alimentato dalle parole acide e piene di veleno di Kira nei confronti della sorella. Aveva sfruttato il loro litigio per attirare a sé Kira, convincendola con un discorso a dir poco lusinghiero e aulico a schierarsi dalla sua parte. Gli diede un'importanza che per lui non aveva, ma che sapeva che su di lei avrebbe avuto l'effetto di renderla più incline ad ascoltarlo e l'avrebbe convinta a seguirlo. Ormai aveva imparato diverse cose riguardo le emozioni umane, in particolare aveva imparato molto osservando il gruppo di allora che lo aveva distrutto la prima volta.
    Pensava proprio a questo mentre attraversava una strada, trovando a tratti inverosimile che avesse un aspetto "umano" e che stesse letteralmente camminando su una strada, quando per nani si era limitato a farlo attraverso i soggetti di cui prendeva il controllo o tramite i suoi spettri polimorfici. Non aveva mai provato di persona con un suo corpo a muoversi nell'ambiente reale, ma pian piano ci si abitua a tutto. Stava andando da lei, dalla sua alleata, e si fermò proprio davanti all'edificio universitario. Non chiese a nessuno indicazioni per le residenze degli studenti, voleva evitare di avere contatti sociali di qualsiasi tipo. Quando entrò nell'edificio in cui si trovava la casa di Kitsune, cercò di orientarsi, capire quale fosse il piano e la porta che cercava. Quando la trovò., ovviamente, era chiusa. E a questo punto che il suo aspetto umano iniziava a dargli problemi, un tempo nella sua vera forma sarebbe stato in grado di entrare attraverso i cavi elettrici, ora doveva adeguarsi al modo di fare di quelle creature a suo parere insopportabili: bussò alla porta.
    X.A.N.A.

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    Deep into that darkness peering, long I stood there, wondering, fearing, doubting, dreaming dreams no mortal ever dared to dream before. (Edgar Allan Poe)
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    Kitsune neutral INTJ-T cercasi
    Vivere da soli era il sogno di ogni adolescente, andarsene di casa, gestirsi i tempi, nessun genitore che entrava in camera urlando di pulirla e nessuna ragione di nascondere le cose. Per molti l’andare a vivere da soli era sinonimo di libertà e indipendenza, per Hyerin era semplicemente la quotidianità. Si era trasferita in quel dormitorio l’anno prima per essere più vicina alle lezioni e non pesare troppo su suo fratello (o almeno la scusa ufficiale). La verità era molto più complicata in realtà: vivere nel dormitorio le permetteva di dimenticare tutto fino al venerdì sera, quando tornava da Kyong-jin. E anche ora quel posto le mostrava una via di fuga, una maschera da indossare, una realtà diversa da quella in cui avrebbe dovuto vivere. Tornare in quell’appartamento era doloroso, il silenzio tra quelle mura era troppo, il vuoto opprimente. E lei finiva sempre per scappare da lì, rimanendoci giusto il tempo di controllare che tutto fosse in ordine e al proprio posto, pagare l’agenzia di pulizie, prendere le bollette e cose del genere. Si era ripromessa di far pace con la propria testa, di riuscire a convincere il proprio cuore che quello era solo un posto, niente di più. Ma i ricordi uscivano prepotenti, spingevano le lacrime a correre sulle sue guance e le sue gambe a tremare. Tutto sommato forse il dormitorio anche per lei era sinonimo di libertà.
    Quelle settimane poi le lezioni erano state tremendamente intense: i professori sembravano aver deciso di partecipare ad una maratona, costringendo lei e tutti i suoi compagni a perdere le mani nel tentativo di scrivere ogni singolo passaggio. Erano quasi due settimane che non toccava un computer se non per studiare, ergo due settimane che non entrava su Lyoko e due settimane perse nel cercare il vero colpevole da mettere dietro alle sbarre. La giovane si lasciò cadere sulla sedia, chiudendo gli occhi e sospirando sfinita. Lanciò uno sguardo disperato all’orologio sul muro notando con dispiacere che sì, la giornata non era ancora finita. « Non è giusto » mormorò lasciando cadere la testa all’indietro e sbuffando. Ormai non ricordava neanche più l’ultima volta che si era alzata da quella scrivania ma, a giudicare dal dolore alla schiena, doveva essere stato molte ore prima. « Beh, una pausa me la merito no? » esordì, domanda diretta ovviamente al lupo di peluche adagiato comodamente sul letto. La giovane sorrise, prendendo quel silenzio come un’affermazione e lentamente si alzò dalla sedia, sbadigliando e stiracchiandosi pigramente. « Sembri un gatto » la voce del fratello sembrò riempire la stanza mentre un mezzo sorriso si formò sulle sue labbra a quel dolce ricordo. Quando ancora andava a scuola e stava con lui, esibendosi in elaborati allungamenti pur di non alzarsi per raggiungere l’oggetto desiderato in quel momento.
    « Potrei farmi una doccia e ordinare del cinese, che ne dici? » e in quel momento la sua attenzione fu attirata dalla porta, quel bussare inaspettato sulla superficie di legno. Perplessa si avvicinò e guardò dallo spioncino, senza riconoscere l’uomo dall’altra parte e lanciando un’occhiata dubbiosa al pupazzo sul letto. « Chi è? » chiese con tono serio, aprendo la porta di quel poco che bastava per osservare meglio l’uomo. Dopotutto pensò che tutti i suoi anni di Taekwondo le sarebbero tornati utili in caso avesse voluto cacciarlo.
    Solo dopo la risposta dell’altro si sarebbe fatta da parte, alzando gli occhi al cielo e borbottando un « iniziavo giusto a chiedermi perché ancora non ti eri fatto vivo », guidandolo verso la propria camera e andando a sedersi nuovamente sulla sedia alla scrivania, senza staccare gli occhi di dosso all’altro neanche per un secondo.
    L’appartemento in questione era un monolocale composto da una cucina in stile moderno, un letto a due piazze e un bagno. La zona notte bene separata dal resto da un’ampia libreria, una scrivania sui cui passava la maggior parte delle giornate e, la cosa che più adorava di quella casa, le ampie finestre.
    Nulla in confronto a quello di suo fratello, ma ben sopra la media degli studenti francesi.



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    Hyerin "Kitsune" Wan
    ♦ 20y.o. ♦ livello 2 ♦ neutral
    attributi fisici
    vita: 100
    vigore: 100
    forza: 4
    costituzione: 7
    destrezza: 7
    attributi mentali
    intelligenza: 8
    saggezza: 7
    attributi extra
    concentrazione: 7
    controllo: 7
    socialità: 3
    armi
    ♦ senbon (千本): aghi usati dai ninja. Hanno una lunghezza dai 10 ai 25 cm, con punte su entrambe le estremità, in modo da poter essere impugnati in ogni verso. Possono essere utilizzati sia come armi da lancio, sia come pugnali o coltelli classici. Spesso, per diventare armi mortali, venivano utilizzati ricoperti di veleno.
    ♦ tessen (鉄扇), menhari-gata, di seta o di washi (una carta molto resistente), decorato, a volte anche con lamine di oro o argento, o trattato con petrolio. Ha le stecche fatte o rinforzate con ferro (a volte tutte, in genere 8 o 10, a volte solo quelle esterne)
    poteri in lyoko distorsione della realtà: è la capacità di rimodellare la materia e l’energia, trasformare i pensieri o i desideri di una persona in realtà, alterare lo spazio e il tempo e persino di riscrivere le leggi della fisica. La differenza con l’onnipotenza sembra essere più che altro quantitativa: la capacità di alterare la realtà può essere debole e limitata ai dintorni del personaggio (come un’illusione), temporanea, oppure massiccia e persistente. Alcune persone possono essere in grado di resistere in vari gradi all’alterazione di realtà.
    Alexandra è in grado di modificare la realtà intorno a sè per pochi minuti, il numero di modifiche e il tempo per cui riesce a tenerle determinano l'energia necessaria a compiere il tutto. Non è in grado di far apparire una città in un bosco, per intenderci, ma può far "piegare" una strada, un corridoio, se si concentra è in grado di far apparire oggetti che potrebbero sembrare reali, ma lo scorrere del tempo renderà la modifica sempre meno reale e tangibile.
    Non può apportare modifiche permanenti alle persone, non può farti ricrescere un arto, ma può momentaneamente farti apparire delle orecchie da gatto che però non saresti in grado di muovere essendo estranee al tuo corpo.
    Principalmente possiamo dire che i grandi limiti al suo potere siano le dimensioni, l'energia richiesta, il tempo, la sua fantasia e la concentrazione: non gli sarebbe impossibile far apparire un dinosauro in mezzo al corridoio, ma richiederebbe una grande quantità di energia e durerebbe molto poco, un minuto o due per intenderci, è piu probabile che svenga nel tentativo, così come non è in grado di modificare neanche una forchettina da tea se sta cercando di non cadere da un albero.
    segni particolari in lyoko pelle molto chiara, lattea, ed occhi bianchi



    Edited by »Blue - 27/1/2022, 14:13
     
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    Un occhiata fugace della ragazza dal piccolo foro della porta, e poi questa si aprì, ma di poco, per permettere a lei di guardarlo meglio, ancora intenta a capire chi fosse. Era comprensibile, per lei era la prima volta che lui si palesava senza ricorrere a una sorta di aspetto olografico o tramite lo schermo di un computer.
    « Chi è? » Alla domanda gli rivolse un sguardo attento, dove nel frattempo le pupille avevano cambiato forma lasciando spazio al suo "occhio", il simbolo che caratterizzava anche tutti i mostri che lui aveva nelle sue Repliche. Quel quesito per lui era un po' sciocco da fare, ma immaginava di non essere l'unico che potesse cercare la ragazza. Quindi in parte era comprensibile che volesse assicurarsi dell'identità del suo visitatore. Una volta che fu sicuro che lei avesse notato il simbolo accennò un sorriso cordiale.
    "Basta come risposta?"
    Sembrò così, perché in seguito Kitsune gli aprì totalmente la porta e lo fece accomodare. Il suo appartamento era piccolo, ma confortevole. La semplicità e l'ordine regnavano e questo gli trasmise una certa calma, un po' ironico visto che la sua specialità era creare caos per raggiungere i suoi scopi più ambigui e subdoli.
    « Iniziavo giusto a chiedermi perché ancora non ti eri fatto vivo »
    Kitsune si accomodò sulla sedia di fronte alla scrivania, dove doveva aver passato già il suo tempo prima che lui arrivasse. Aveva scelto un'orario dove era sicuro che lei non avesse lezione e dove le probabilità che fosse nel suo appartamento erano più alte. Se non l'avesse trovata avrebbe comunque usato uno die suoi tanti trucchetti per rintracciarla, perché per lui era urgente parlagli quel giorno. C'era del movimento alla fabbrica, ne era certo. Intuiva che questa volta i suoi nemici si erano preparati per bene al suo ritorno, magari avvalendosi di risorse nuove, inaccessibili quando ero ragazzini, ma che adesso erano alla loro portata. Se fosse riuscito ad accedere direttamente ai dati di Lyoko e del Supercomputer, avrebbe potuto scoprire cosa stavano tramando, e aveva bisogno di lei. Purtroppo riprendere il controllo degli altri computer e ricreare le Repliche gli aveva portato via molta energia, perciò i codici che riusciva a generare non erano abbastanza forti e stabili per passare attraverso le difese informatiche di cui Jeremie ha munito il laboratorio.
    " Avevo alcune ... cose da sistemare..."
    Nel frattempo i suoi occhi avevano ripreso un aspetto normale e lui era in piedi di fronte alla ragazza, una piccola biondina dai lineamenti asiatici, come quelli di una delle ragazze del gruppo di Jeremie. Solo che quella ragazza era cresciuto come il resto del suo gruppo, e lui si domandava se oltre che esteriormente fossero diventati più scaltri e intelligenti dell'ultima volta. Riguardo a Jeremie e Aelita non aveva dubbi, gli altri non avrebbe saputo dire. Aveva fatto una ricerca veloce, scoprendo che mentre le menti del gruppo avevano continuato ad a crescere il loro sapere gli altri avevano trovato dei lavori più pratici. Due di loro erano poliziotti mentre il terzo, quello che ricorda su Lyoko con un ridicolo costume da gatto era diventato una sorta di attore, anche se non sapeva che cosa significasse e non gli importava. L'importante adesso era riuscire a liberarsi di loro prima che trovassero un altro modo per farlo fuori.
    " Diciamo che si è presentato un piccolo problema di cui devo sbarazzarmi. Se ricordi ti parlai di alcuni individui che, più di un decennio fa, hanno ostacolato i miei piani" Si fermò guardandola, per assicurarsi che stesse seguendo le sue parole.
    " Sembra che siano tornati qui, a Parigi. E non credo ci metteranno molto a capire che sono vivo. Quando ciò accadrà, si metteranno di sicuro in moto per eliminarmi. Dopotutto per loro resto una minaccia."
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    « Avevo alcune ... cose da sistemare… » annuì, senza fare domande e senza interessarsene più di tanto. Poteva facilmente intuire di cosa parlasse, a cosa si riferisse quel programma che aveva diffonde. Un programma sì, quella parola stonava con l’uomo davanti a lei, mentre faceva scorrere lo sguardo sulla figura di lui, prendendosi il tempo necessario e senza nasconderlo. Le veniva difficile credere davvero di averlo ricomposto lei, di essere stata abbastanza brava da ridargli vita.
    A volte un dubbio tornava a tormentarla, quella vocina che, fuori dal nulla, le chiedeva se avesse fatto la cosa giusta. Ne valeva la pena? Aveva davvero bisogno di quel programma? Ridargli vita solo per un tornaconto personale? Alcuni l’avrebbero chiamata coscienza, quella voce infondo alla testa che nessuno ascolta mai, eppure Hyerin era sicura fosse in realtà solo la stanchezza, il mal di testa dopo le lezioni, la mancanza che sentiva del fratello e il dolore in fondo al petto la notte. E si rispondeva che sì aveva senso, sì a lei serviva, doveva fare in fretta, suo fratello contava su di lei quella volta, lei l’unica a poterlo aiutare. Perchè nessun altro si sarebbe mai interessato al caso, non esistevano genitori a cui implorare aiuto nè dei in cui pregare, e questo lo aveva imparato in fretta.
    « Diciamo che si è presentato un piccolo problema di cui devo sbarazzarmi. Se ricordi ti parlai di alcuni individui che, più di un decennio fa, hanno ostacolato i miei piani » annuì ancora, accavallando le gambe e osservando attentamente l’uomo davanti a lei « Sembra che siano tornati qui, a Parigi. E non credo ci metteranno molto a capire che sono vivo. Quando ciò accadrà, si metteranno di sicuro in moto per eliminarmi. Dopotutto per loro resto una minaccia. » ricordava quella storia, anche se non poteva propriamente dire di sentirsi toccata da tali eventi: erano successi anni prima, lei non era in mezzo a tutto quel casino come non lo era ora. Il bello in tutta quella storia era proprio quello: lo scambio reciproco di favori. Non le importava realmente chi delle due fazioni vincesse, non era la sua preoccupazione primaria ma anzi stava infondo alla lista, suo fratello era sulla vetta, nulla contava se non lui. Dopotutto lui era tutta la sua famiglia, e la famiglia stava unita. Dopo avrebbe pensato a come uscire da tutto quello, una volta ottenuto ciò che voleva. « E questo mi riguarda perchè …? » attese che fosse l’altro a finire la frase, dandogli tutto il tempo per spiegarle il motivo di quella visita, il motivo di quelle frasi e, nel caso, a anche ciò che volesse da lei. A volte stupidamente pensava che se fossero stati in un libro, lei sarebbe stata quel personaggio neutrale, quello che lavora per i propri interessi aiutando una o l’altra fazione, innamorandosi poi della persona sbagliata e finendo per perdere la vita proprio nello scontro in cui non voleva entrare. Solo sperava la sua fine sarebbe stata diversa.



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    Alexandra è in grado di modificare la realtà intorno a sè per pochi minuti, il numero di modifiche e il tempo per cui riesce a tenerle determinano l'energia necessaria a compiere il tutto. Non è in grado di far apparire una città in un bosco, per intenderci, ma può far "piegare" una strada, un corridoio, se si concentra è in grado di far apparire oggetti che potrebbero sembrare reali, ma lo scorrere del tempo renderà la modifica sempre meno reale e tangibile.
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    Era ben cosciente dello sguardo della ragazza su di sé, anche quando gli dava le spalle per osservare la sua dimora, grande abbastanza per una persona sola e che non aveva bisogno di grandi confort. Non poté sfuggirli una foto di lei e di quello che intuì essere il fratello maggiore, entrambi con lo sguardo rivolto dinanzi, probabilmente in direzione del dispositivo che aveva scattato la foto. Si prese il tempo di studiarla, riportando alla mente l'accordo che aveva con lei. Per avergli ridato la vita, per così dire, lui aveva concesso il suo aiuto per scagionare il fratello, arrestato per un crimine di cui lei dichiarava con determinazione lui non ne fosse l'artefice. Che fosse così o no era irrilevante, l'importante era che uscisse di prigione. Ma se Jeremy Belpois era tornato e con lui anche Aelita e gli altri, lui non avrebbe più avuto molta libertà di agire. Doveva guadagnare tempo, sia per aiutare la ragazza ma soprattutto per se stesso. La produzione di un esercito e di armi nei laboratori di cui aveva il controllo tramite le Repliche andava a rilento, e non era stato facile per lui trovare personale umano da cui attingere, a cui entrare dentro la loro testa per far si che seguissero i suoi ordini e lavorassero per lui. Aveva tutti un chip impianto e tramite esso sapeva che anche in quel momento, sparsi per il mondo, i suoi insignificanti operai stavano lavorando per rendere possibile il suo piano. Perciò non poteva permettersi che Loro lo scoprissero, che tramite la fabbrica e l'interfaccia di Lyoko individuassero i suoi mondi virtuali che gli garantivano il potere di cui disponeva attualmente.
    Così i giorno precedenti li aveva passati cercando di bypassare il firewall che protegge l'ingresso a Lyoko, ma purtroppo erano stati codificati insieme al codice sorgente alcuni frammenti del programma che lo aveva distrutto la prima volta. Programma che Jeremy era riuscita a creare con l'aiuto di Franz Hopper. E quello per lui era quello che gli umani definivano come un tallone d'Achille, un punto debole nella sua esistenza artificiale. Sembra infatti che il software riesca a riconoscere una qualche sorta di firma digitale che lui involontariamente rilascia, e che questo faccia quindi scattare il sistema di sicurezza dando l'allarme, direttamente su qualsiasi dei dispositivi personali del ragazzo biondo con gli occhiali. Anche se in realtà l'allarme era già scattato settimane prima, a causa delle due sorelle Lacroix. Quindi per ora ancora nessuno sapeva del suo ritorno, a parte Kira e Hyerin ovviamente.
    « E questo mi riguarda perchè …? » Hyerin lasciò in sospeso la domanda e lui si appoggiò alla parete di fronte a lei.
    "Certamente, tu vuoi sapere il tuo ruolo in tutto ciò ovviamente. Sono consapevole che tu voglia restarne fuori, e ti garantirò che sarà così. Ma... mi serve ancora una volta il tuo acuto talento. Perché vedi..." Nel suo tono pacato e calmo iniziò a esporgli il punto, imitandola nel lasciare in sospeso la frase, ma no perché si aspettasse che lei arrivasse alla conclusione da sola. Semplicemente si prese il tempo per raggiungere la foto incorniciata che aveva notato prima e la prese, rigirandosela tra le mani mentre teneva il suo sguardo fissò su di lei. Aveva lineamenti orientali la giovane, un po' come l'altra ragazza del gruppo di amici del biondo. Yumi Ishiyama era il suo nome, una giovane giapponese molto abile nel combattimento, anche se era consapevole che nel caso della sua alleata le sue origini erano differenti essendo coreana per metà. Nelle sue ricerche fatte sui suoi ex avversari aveva scoperto che lei era diventata un'interprete per l'Interpol e un'agente dei servizi segreti o qualcosa di simile. Altro motivo per cercare di ostacolarli nel trovarlo. Se fosse intervenuto addirittura il governo francese sarebbe stata una seccatura per tutti in quella storia.
    "... io sono l'unico che può aprirti le poter giuste, porte che conducono a mondi migliori di questo in cui vivi la tua quotidianità. Posso darti una realtà da plasmare a tuo piacimento, come quella di Lyoko o di un qualsiasi altro mondo nella rete. Una realtà di cui tu possa essere la dea indiscussa, in cui nessun'arma è in grado di ferire il tuo corpo. Ma finché c'è qualcuno là fuori pronto a mettersi in mezzo io non potrò darti ciò che desideri, compresa la libertà per tuo fratello. "
    Riposò la foto accennando una sorriso gentile, anche se non sapeva dire se fosse sincero. Infondo lui è in grado si di provare emozioni, ma per lo più si limita a imitarle sulla falsa riga di ciò che gli è stato insegnato quando era appena stato creato. Forse quel sorriso non era vero, chi può dirlo, forse era solo di pura circostanza.
    "Sei libera di negarmi il tuo aiuto. Ma a quel punto è evidente che dovrai trovarti qualcun altro disposto ad aiutarti."
    X.A.N.A.

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    ( 혜린완 )

    Kitsune neutral INTJ-T cercasi
    Lo seguì con lo sguardo, irrigendosi leggermente mentre l’altro prendeva la foto, uno dei ricordi più cari che conservava del fratello era appunto quel giorno. Scattata anni solo qualche mese prima che il mondo decidesse nuovamente di dividerli, negandole anche l’ultima parte di famiglia che era rimasta. E forse era proprio questo a renderla indifferente a ciò che stava facendo. Hyerin era perfettamente consapevole che l’uomo davanti a lei, quel programma, non aveva buone intenzioni. Che chiunque altro l’avrebbe giudicata per ciò che aveva creato. Eppure a lei poco importava: il mondo aveva preso prima i suoi genitori, separandoli prima del tempo, e ora voleva suo fratello. Per quanto le riguardava il mondo poteva bruciare tra le fiamme dell’inferno, se ciò avesse significato riavere indietro il fratello. Xana non era altro che un mezzo, un alleato che si era trovata per riuscire nel proprio scopo. Dei suoi intenti poco le importava.
    « Certamente, tu vuoi sapere il tuo ruolo in tutto ciò ovviamente. Sono consapevole che tu voglia restarne fuori, e ti garantirò che sarà così. Ma... mi serve ancora una volta il tuo acuto talento. Perché vedi… » le lusinghe non funzionavano con lei, e l’altro ne era perfettamente consapevole. Il suo ego aveva già altre fondi di alimentazione, lusingarla per ottenere qualcosa era ciò che di più sbagliato qualcuno potesse fare per ottenere un favore. La contrattazione, il mutuo scambio, erano ciò che potevano convincerla. Al mondo nulla viene senza un prezzo, di ciò Hyerin era pienamente convinta. Nessuno era incorruttibile, non esisteva persona che non si poteva piegare con le giuste misure. Dopotutto erano solo esseri umani, se gli dei esistevano davvero, avevano abbandonato quella terra molto tempo prima.
    « ... io sono l'unico che può aprirti le poter giuste, porte che conducono a mondi migliori di questo in cui vivi la tua quotidianità. Posso darti una realtà da plasmare a tuo piacimento, come quella di Lyoko o di un qualsiasi altro mondo nella rete. Una realtà di cui tu possa essere la dea indiscussa, in cui nessun'arma è in grado di ferire il tuo corpo. Ma finché c'è qualcuno là fuori pronto a mettersi in mezzo io non potrò darti ciò che desideri, compresa la libertà per tuo fratello. Sei libera di negarmi il tuo aiuto. Ma a quel punto è evidente che dovrai trovarti qualcun altro disposto ad aiutarti. » si morse il labbro, soppesando le parole dell’altro con aria neutra. Che fosse l’unico era una bugia, conosceva altri modi per tirarlo fuori da lì. Ma Xana era senza alcun dubbio il più veloce e il più efficace. Le sue promesse erano dolci come il miele, e a volte stentava a credere che quel programma che lei stessa aveva rimesso su, pezzo per pezzo in lunghe notti insonni, fosse l’uno davanti a lei. Che avesse una sua personalità e volontà. Che meraviglia le macchine! Chissà che avrebbero detto i suoi professori, se fossero venuti a conoscenza di ciò che lei aveva ricreato!
    « Sai benissimo cosa voglio Xana, risparmia lusinghe e contentini per i tuoi sottoposti » rispose alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la cucina « Vuoi un te o qualcosa da bere? » alzò la voce per farsi sentire, mettendo su il bollitore. Si alzò in punta di piedi, recuperando dallo sportello una tazza per sé e una per Xana, in caso avesse risposto con un sì. Poi tirò fuori una scatola di metallo, contenente il te. Infine si voltò verso l’uomo, squadrandolo da capo a piedi « Quale sarebbe l’ostacolo? »


    BLAME IT ALL ON ME
    I’M THE ONE WHO STARTED THE FIRE



    You say that blue is your favorite color


    SPOILER (click to view)
    Hyerin "Kitsune" Wan
    ♦ 20y.o. ♦ livello 2 ♦ neutral
    attributi fisici
    vita: 100
    vigore: 100
    forza: 4
    costituzione: 7
    destrezza: 7
    attributi mentali
    intelligenza: 8
    saggezza: 7
    attributi extra
    concentrazione: 7
    controllo: 7
    socialità: 3
    armi
    ♦ senbon (千本): aghi usati dai ninja. Hanno una lunghezza dai 10 ai 25 cm, con punte su entrambe le estremità, in modo da poter essere impugnati in ogni verso. Possono essere utilizzati sia come armi da lancio, sia come pugnali o coltelli classici. Spesso, per diventare armi mortali, venivano utilizzati ricoperti di veleno.
    ♦ tessen (鉄扇), menhari-gata, di seta o di washi (una carta molto resistente), decorato, a volte anche con lamine di oro o argento, o trattato con petrolio. Ha le stecche fatte o rinforzate con ferro (a volte tutte, in genere 8 o 10, a volte solo quelle esterne)
    poteri in lyoko distorsione della realtà: è la capacità di rimodellare la materia e l’energia, trasformare i pensieri o i desideri di una persona in realtà, alterare lo spazio e il tempo e persino di riscrivere le leggi della fisica. La differenza con l’onnipotenza sembra essere più che altro quantitativa: la capacità di alterare la realtà può essere debole e limitata ai dintorni del personaggio (come un’illusione), temporanea, oppure massiccia e persistente. Alcune persone possono essere in grado di resistere in vari gradi all’alterazione di realtà.
    Alexandra è in grado di modificare la realtà intorno a sè per pochi minuti, il numero di modifiche e il tempo per cui riesce a tenerle determinano l'energia necessaria a compiere il tutto. Non è in grado di far apparire una città in un bosco, per intenderci, ma può far "piegare" una strada, un corridoio, se si concentra è in grado di far apparire oggetti che potrebbero sembrare reali, ma lo scorrere del tempo renderà la modifica sempre meno reale e tangibile.
    Non può apportare modifiche permanenti alle persone, non può farti ricrescere un arto, ma può momentaneamente farti apparire delle orecchie da gatto che però non saresti in grado di muovere essendo estranee al tuo corpo.
    Principalmente possiamo dire che i grandi limiti al suo potere siano le dimensioni, l'energia richiesta, il tempo, la sua fantasia e la concentrazione: non gli sarebbe impossibile far apparire un dinosauro in mezzo al corridoio, ma richiederebbe una grande quantità di energia e durerebbe molto poco, un minuto o due per intenderci, è piu probabile che svenga nel tentativo, così come non è in grado di modificare neanche una forchettina da tea se sta cercando di non cadere da un albero.
    segni particolari in lyoko pelle molto chiara, lattea, ed occhi bianchi

     
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    Lui era ben consapevole che le uniche leve che con la ragazza funzionavano erano i mezzi che lui le avrebbe fornito per scagionare il fratello ingiustamente condannato. Gli umani avevano questa peculiarità di creare legami tra di loro che sotto certi aspetti li rendevano forti e per lui invece li rendeva manipolabili. E’ vero, molti sono esseri dallo spirito egoistico molto sviluppato, ma anche in quel caso fattori come l’avidità, la gloria dando denaro e potere o altro come ricompensa permettevano a XANA di renderli strumenti nelle sue mani. Anche la ragazza lo era, e forse lei credeva forse l’inverso, che era lui il suo strumento, ma se c’è qualcosa che il suo passato gli ha segnato è che lui non tollera essere la pedina di nessuno, poiché per lui quegli esseri che già una volta l’avevano sconfitto dovevano tutti a lui sottostare. Però non era solo la promessa del fratello libero a pendere come un amo dalle labbra della giovane, l’altra esca lanciata da lui era la chiave per mondo come Lyoko, mondi in cui lei poteva dettare le sue leggi e creare la sua realtà perfetta. Infondo XANA possedeva già delle repliche situate all'interno di vari supercomputer nascosti nel mondo, per lui una volta conquistato Lyoko e trovata l’arma iniziale di Hopper, non sarebbe stato un gran sacrificio cedere uno dei suoi mondi a lei. Rimaneva solo di occuparsi della spina nel fianco che era tornata a premere metaforicamente sulla schiena dell’essere artificiale: la banda cresciuta dei guerrieri di Lyoko, in particolare Jeremie Belpois era il tallone d'Achille di cui si doveva sbarazzare. Osservò la ragazza mentre compiva un gesto suo caratteristico, e cioè mordersi il labbro in un momento di riflessione che avvenne successivamente alle parole da lui pronunciate. Era piccola di statura in confronto a lui, una graziosa bambola come quelle di porcellana. I lineamenti asiatici gli fecero pensare alla giapponese del gruppo che lo perseguitava, seppur lei di una nazionalità differente dalla ragazza che aveva di fronte. Gli umani erano così vari e diversi fra loro, ma alla fine avevano tutti la medesima struttura e lui trovava nella complessità del corpo umano un numero impressionante di difetti che li rendeva una razza imperfetta e incompleta, una razza da sottomettere ad ogni costo.
    « Sai benissimo cosa voglio Xana, risparmia lusinghe e contentini per i tuoi sottoposti » seguì i movimenti di lei mentre si dirigeva alla cucina, raggiungendola subito dopo mentre lei tirava fuori un bollitore. « Vuoi un te o qualcosa da bere? »
    “Temo di dover rifiutare, ma grazie del pensiero” disse calmo mentre la osservava nel prepararsi per lei la bevanda calda. Poi lei si voltò verso di lui, con lo sguardo che non lasciava dubbi a ciò che pensava. « Quale sarebbe l’ostacolo? »
    “Un sotto programma a cui non è possibile avere accesso se non attraverso la console del Supercomputer, bisogna fisicamente sabotarlo per permettermi di avere libero accesso a Lyoko e iniziare a cercare ciò che mi serve. Si, potrei essere io stesso ad andare alla console con il mio attuale corpo, ma vedi purtroppo questo programma riconosce la mia firma digitale.” Alzò una delle mani e sul palmo comparve il suo simbolo, i cerchi concentrici con tre linee che come gambe partivano dalla parte inferiore. “Se mi avvicino, il programma rilascerà un malware per me dannoso, non mi ucciderà, ma farà comunque danni alla mia struttura. E inoltre metterà in allarme ulteriormente colui che già una volta ha cercato di distruggermi.” A quel punto, seppur lontano dalla scrivania della ragazza, riuscì ad accendere il suo portatile, facendo comparire una pagina con l’immagine di un uomo biondo e con gli occhiali dalla montatura semplice e scura. La foto era stata presa da un articolo di una rivista scientifica. “Jeremie Belpois è un esperto del Supercomputer della Fabbrica, lo conosce perfettamente, perciò se dovrai aiutarmi, dovrai far sì che le tue tracce non possano essere da lui scovate. Ma in questo sarò anch’io a darti una mano, una volta fatto a pezzi il programma di blocco.” Si prese una breve pausa prima di annusare l’aria, riempita dall’odore dello strano infuso che la ragazza aveva messo nella sua tazza. “Ha un odore particolare la tua bevanda.” Non era il momento di discorsi insulsi, ma quel momento diede uno stacco a ciò che avrebbe poi detto. “La Fabbrica , purché abbandonata , non ha un accesso facile. Userò i miei sottoposti per creare un diversivo tale che tu possa riuscire ad entrare, ti fornirò un oggetto che comprometterà le telecamere installate in giro per la struttura dei miei nemici. La tua presenza in quel posto dovrà essere come quella di un fantasma. Dovrà essere come se tu non avessi mai varcato il laboratorio." Si allontanò da lei per andare verso il computer, scrutando con odio il volto del ragazzino cresciuto che già una volta aveva rovinato i suoi piani.
    X.A.N.A.

    "
    Deep into that darkness peering, long I stood there, wondering, fearing, doubting, dreaming dreams no mortal ever dared to dream before. (Edgar Allan Poe)
    "

    leader XANA Warrior
    50 y.o. ( apparenti )

    code by ©#fishbone

     
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6 replies since 23/10/2020, 21:48   154 views
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