The girl at the empty table.

Era l'ennesima mattinata trascorsa a seguire le lezioni per distrarmi da qualsivoglia tipo di pensiero. Non avevo osato distogliere l'attenzione per un momento dai professori e dal mio libro, per il terrore di farmi ritornare alla mente gli incubi della notte appena passata. Non mi capitava più così spesso di avere incubi, ma quando accadeva erano insopportabili e mi rendevano nervosa. Avevo passato le pause a disegnare fiori sul suo quadernino, che portavo sempre con me, e per il resto non avevo neanche osato pensare.
A mensa, avevo cercato di allontanarmi al più presto dalla folla, più che altro per il timore di un qualche attacco di panico dovuto ai tocchi accidentali degli altri studenti in fila. Era una cosa che davvero ancora malriuscivo a sopportare, soprattutto se non me lo aspettavo.
Mi ero messa in un tavolo libero, senza chiedere la compagnia di nessuno, né tantomeno aspettarmela: proprio per questo motivo, quando una ragazza mi si avvicinò mi ritrovai a guardarla con espressione confusa.
"Uhm.. n-no, prego, non è occupato." le dissi, cercando di togliermi quell'espressione confusa dalla faccia "Posso capire, anch'io non amo.. i gruppi già formati. O quelli non formati. O le persone, in generale."
Si sfregò leggermente il braccio sinistro, come se avesse freddo, poi riprese a mangiare in silenzio. Non aveva neanche pensato di presentarsi, o di chiedersi se quella ragazza dicesse il vero. Semplicemente aveva riconosciuto la sua esistenza e si era rimessa a mangiare - controvoglia. Era sempre così quando faceva quegli incubi, le si chiudeva lo stomaco. Eppure sapeva di dover mangiare, già era magra così com'era.

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