The Devil doesn't come in a red cape and pointed horns

XANA & KITSUNE | 15 OTTOBRE 2020 | RESIDENZE UNIVERSITARIE

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  1. QueenNorin
     
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    Era stato come la prima volta, quando le tenebre erano calate su di lui mentre il suo mondo si spegneva lentamente, senza che egli fosse in grado di evitare la cosa. Mentre la prima volta si era sentito confuso e disorientato al risveglio, la sua seconda esperienza si era rivelata per lo più umiliante e aveva fatto rinascere dentro di lui una rabbia più violenta di quella vissuta in passato. Era quella singola emozione, mescolata con il profondo odio che nutriva per loro che gli avevano fatto questo, ad avergli dato la forza per farsi largo nella rete. Gli aveva dato la forza per far si che quei suoi pezzi di codice disconnessi e dilaniati che lo formavano arrivassero nel computer di lei, la sua salvatrice. L'umana che ingenuamente lo aveva aggiustato, spinta dalla banale curiosità per il complicato puzzle che gli si presentava davanti e le diverse possibilità che ricomponendolo gli si aprivano. Ci erano voluto 15 anni, ha vagato per la rete da un posto all'altro sfruttando il flusso dei dati di Internet, cercando qualunque cosa o chiunque fosse in grado di ridargli vita. No che lui fosse morto, semplicemente aveva momentaneamente cessato di esistere come essere senziente, limitandosi a navigare sfruttando le comunicazioni locali, non avendo purtroppo la forza necessaria per immergersi nella rete globale, cercando magari di spostarsi su i proxy americani, dove avrebbe potuto avere più probabilità di cavarsela rispetto che in Europa. Aveva fatto rimbalzare ovunque il suo segnale, i suoi singoli pezzi sparsi in giro per trovare chi potesse risistemarlo. Non molto distante però, era arrivato in Spagna, Germania, Italia e Portogallo prima di ritornare in Francia, di rientrare nella rete di Parigi. Prima di trovarla. Si chiamava Kitsune, almeno così le aveva rivelato, anche se alla fine lui aveva scoperto essere una sorta di soprannome per la sua attività di hacker. Questo suo "lavoro" di fatto aveva permesso a lui di tornare in vita, non ancora del tutto in forze come prima, ma ci stava lavorando. Era già riuscito a rientrare nel Mare digitale, anche se su Lyoko aveva trovato un firewall a ostacolarlo. E bravo Jeremie, proteggi la creazione del tuo predecessore, aveva pensato. Probabilmente credendo di aver liberato il mondo della sua presenza, avevano spento il Supercomputer , ma voleva assicurarsi anche che nessuno riuscisse ad accedere al mondo virtuale che quel computer custodisce. Oramai aveva imparato a conoscerli, i guerrieri di Lyoko. Jeremie era risultato fin da subito una terribile spina nel fianco, come usano dire gli umani. Lui e anche Lei. La figlia di Franz Hopper si era dimostrata essere della stessa pasta del suo vecchio, affiancando il ragazzo nel contrastare i suoi attacchi nel mondo reale. Per non parlare degli altri tre. Quali erano i loro nomi? Ah si: Ulrich, Odd e Yumi. Anche loro si erano dimostrati in gamba e in grado di dare testa ai suoi mostri, alle sue creazioni polimorfiche e al suo controllo dell'elettricità. Nemmeno il suo potere di Possessione con loro aveva funzionato, cosa che lo aveva dovuto portare a creare delle alternative per metterli in difficoltà, per impedire loro ogni volta di arrivare al laboratorio e in seguito su Lyoko, disattivando così la Torre di cui prendeva regolarmente controllo, cambiandola ogni volta.
    Non sapeva che fine avessero fatto finché il Supercomputer non era stato riattivato e loro, uno a lla volta, erano ritornati per verificare. Tramite delle telecamere nei dintorni di cui aveva preso il controllo era riuscito a scoprire inoltre che la riattivazione dell'intero laboratorio era merito di due ragazzine. Come allora, la curiosità di un adolescente o più era stato il fattore scatenante per far ripartire la ruota. Ora gli mancava solo contrastare il firewall che gli impediva di riprendere possesso delle Torri di Lyoko. Per potersi rimettere in sesto, comunque, era riuscito grazie all'aiuto di Kitsune a riavere accesso ai distanti supercomputer sparsi per il mondo che in passato gli avevano permesso di creare le sue Repliche. Nel laboratorio in cui vi era situato uno di essi, era riuscito a riprogrammare le macchine in modo che producessero per lui un corpo, di fatto voleva essere in grado di muoversi in mezzo agli umani, questo per disorientare Jeremie e i suoi amici. Un corpo umanoide ricoperto da uno strato di pelle sintetica, a cui diede opportunamente delle imperfezioni, perché non sembrasse così il suo aspetto troppo perfetto e irreale. Kitsune non aveva ancora visto il suo aspetto, al contrario di Kira, una delle due adolescenti che lui era riuscito ad avvicinare. LE aveva viste discutere, le due sorelle, quella sera attraverso le vigili lenti delle telecamere. Aveva notato chiaramente il loro disaccordo, alimentato dalle parole acide e piene di veleno di Kira nei confronti della sorella. Aveva sfruttato il loro litigio per attirare a sé Kira, convincendola con un discorso a dir poco lusinghiero e aulico a schierarsi dalla sua parte. Gli diede un'importanza che per lui non aveva, ma che sapeva che su di lei avrebbe avuto l'effetto di renderla più incline ad ascoltarlo e l'avrebbe convinta a seguirlo. Ormai aveva imparato diverse cose riguardo le emozioni umane, in particolare aveva imparato molto osservando il gruppo di allora che lo aveva distrutto la prima volta.
    Pensava proprio a questo mentre attraversava una strada, trovando a tratti inverosimile che avesse un aspetto "umano" e che stesse letteralmente camminando su una strada, quando per nani si era limitato a farlo attraverso i soggetti di cui prendeva il controllo o tramite i suoi spettri polimorfici. Non aveva mai provato di persona con un suo corpo a muoversi nell'ambiente reale, ma pian piano ci si abitua a tutto. Stava andando da lei, dalla sua alleata, e si fermò proprio davanti all'edificio universitario. Non chiese a nessuno indicazioni per le residenze degli studenti, voleva evitare di avere contatti sociali di qualsiasi tipo. Quando entrò nell'edificio in cui si trovava la casa di Kitsune, cercò di orientarsi, capire quale fosse il piano e la porta che cercava. Quando la trovò., ovviamente, era chiusa. E a questo punto che il suo aspetto umano iniziava a dargli problemi, un tempo nella sua vera forma sarebbe stato in grado di entrare attraverso i cavi elettrici, ora doveva adeguarsi al modo di fare di quelle creature a suo parere insopportabili: bussò alla porta.
    X.A.N.A.

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    Deep into that darkness peering, long I stood there, wondering, fearing, doubting, dreaming dreams no mortal ever dared to dream before. (Edgar Allan Poe)
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    leader XANA Warrior
    50 y.o. ( apparenti )

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6 replies since 23/10/2020, 21:48   154 views
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